Mostra

COSTANZA SATTA

 Del corpo e della terza dimensione
Alessandra Redaelli

Dal 9 ottobre al 22 novembre 2014
catalogo in galleria

 


  

I dipinti di Costanza Satta sono a tutti gli effetti scultura bidimensionale, oltre che pittura. Costanza Satta è uno spirito geometrico e matematico. Se si mette a parlare del bosone di Higgs le si illumina lo sguardo e riesce a renderlo appassionante come un romanzo di Stephen King. E la sua pittura è come lei: razionale e appassionata al tempo stesso. C’è il suo spirito matematico, la sua attenzione all’armonia delle proporzioni e delle forme in ognuna delle sue figure dolenti inquadrate come ritratti antichi, ma c’è anche l’emozione del racconto, la poesia dell’istante. E le figure sono lì, davanti ai nostri occhi, nel loro splendore architettonico, nella turgida imponenza delle forme, già padrone della terza dimensione, già sculture a tutti gli effetti, anche nella scelta di quelle cromie gelide. Sono monumenti di marmo candido o di cristallo, solo qualche volta accesi da toni caldi come gli ocra e i bronzi, o illuminati da graffi di rossi e di viola acidi. Sono corpi classici, michelangioleschi, figure potenti, anche quando il corpo si rivela femminile per la presenza dei seni pieni. Nessun orpello, niente fronzoli: anche i capelli sono quasi sempre banditi per mostrare la rotondità definita del cranio, mentre le mani e i piedi – la nostra presa forte sul mondo – spiccano enormi come nella statuaria primitiva.
“Di ogni oggetto che vedo, per prima cosa io colgo la forma”, dice l’artista, confermando anche qui che la sua autentica vocazione è quella della scultrice. Ma quella forma non le basta costruirla in argilla, bronzo o marmo (e posso assicurarvi che ne sarebbe più che capace!): lei la vuole collocare, vuole darle uno scenario e uno sfondo perfetti, un mondo altro, suo, impeccabile nel quale questa forma possa esprimersi nella sua possente esplosione di materia. Ecco perché comincia sempre dagli sfondi: piani, senza dettagli, senza quasi mai un riferimento reale, spesso scuri. Quella è la base, il palcoscenico, poi entrerà in scena il primo attore.
I soggetti sono maternità compunte, chiuse in abbracci protettivi, lottatori, angeli caduti, nudi dormienti, folle di corpi che si dirigono compatti verso un unico obiettivo fuori campo, in un discorso variegato e coerente che è al tempo stesso personalissimo e intriso di riferimenti e citazioni, di suggestioni che vanno dai vasi della Grecia classica a Picasso, da Michelangelo a Henry Moore. Un mondo a parte, ma che vale la pena di scoprire, è quello dei bozzetti, che Costanza Satta realizza con una mano veloce e felicissima. Carboncino, matita, sanguigna prendono vita su carte semplici, da pacco, spesso messe insieme man mano con pezzi di nastro adesivo per non perdere neanche un minuto di tempo, neanche un suggerimento dell’ispirazione, e le suggestioni sono leonardesche, la forma esce – ancora – potente, invincibile, a dominare lo spazio.
Alessandra Redaelli