Ritratti della quotidianità

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19 gennaio – 25 marzo 2017

Yoon Si-Young riesce ad esplorare i moti dell’animo umano con un’accuratezza che non scade mai nell’iperrealismo fotografico ma si stempera in vibrazioni luminose di suggestione impressionista. Un vetro appannato posto tra lo spettatore e la scena raffigurata sulla superficie flettente del quadro discosta la realtà. E’ il lato onirico, emotivo, gestuale al quale l’artista non rinuncia. Un diaframma tra se e lo spettatore che riproduce la distanza tra mondi d’esperienza diversi ma congiunti da un’umanità culturalmente orientata alla condivisione di valori comuni.

La Milano raffigurata nelle tele di Marina Previtali è una città vissuta a livello di quotidianità lontana dallo sfarzo e dalle luci apparenti, presentata attraverso un gioco di chiaroscuri, intervallato da linee di colore, di tralicci e ponteggi dei cantieri, che sembrano colare sulle facciate dei palazzi in costruzione.
Il tutto è raccontato con l’uso di una pennellata pastosa, corposa e vibrante con la quale si costruiscono inquadrature taglienti che si spingono fino a evidenziare la profonda spiritualità che questi giganti di cemento, vetro e acciaio esprimono nella loro oggettiva rappresentazione.

Gli attimi di vita quotidiana intrappolati dall’artista napoletano Mimmo Di Marzio sono un esempio di rappresentazione psicologica del menage familiare metropolitano.
Pastose pennellate scure illuminate e schiarite da luce endogena risaltano la familiarità con i soggetti scelti; i corpi sono raffigurati morbidi e carnosi restituendo il disegno e le forme della terza maniera vasariana. L’artista dipinge scene di vita quotidiana cogliendole nei momenti di domestica intimità.

Nelle opere di Guido Lodigiani troviamo infine, sentimenti, emozioni, sogni, aspirazioni, paure. Sono queste a dare potenza al corpo, raccontato per piani scivolanti l’uno sull’altro, colto nell’attimo perfetto di un passo di danza, di un gesto estremizzato o al culmine dell’atto d’amore. L’epidermide sembra staccarsi, sfuggire alla costrizione della materia e lasciare intravedere così qualcosa di interiore e potentissimo che fino a un momento prima potevamo solo accontentarci di intuire. Possiamo chiamarlo anima, spirito, divinità, ma quello che l’artista vuole che non dimentichiamo è la sua radice terrena. Il suo essere al tempo stesso purezza ma anche carne e sangue. Qualcosa che non esisterebbe se non esistesse il corpo, quel preciso corpo, con il suo bagaglio unico di sentimenti e sensazioni.