BRUNO GANDOLA


BRUNO GANDOLA 50 anni di attività 1967 – 2017

a cura di Marco carminati e Stefano Zuffi
dal 9 novembre 2017 al 20 febbraio 2018

 


LORENZO VALENTINO

I segni dell’incanto

Questa mostra nasce all’insegna dell’amicizia che accomuna destini e visioni differenti a lungo coltivate per un’ ideale di bellezza socialmente condiviso. Nell’ opera di Gandola prevale una tenera affezione e un sentimento aperto alla narrazione di fatti interiori rappresentati attraverso il gioco combinato di materia e colore. Tracce di un passato mai obliato, simbolicamente oggettivato in segni animati e naturali, che esplodono in epifaniche evidenze dello spirito, dove la primarietà dei colori traduce l’inquieto travaglio dell’animo e la passione risorgente per la vita. Il segno deciso, scavato nella materia scultorea libera il passo all’ispirazione trascendente e orienta la coscienza nella ricerca della verità autentica. Il catalogo, frutto della preziosa collaborazione con Floriana Spalla, non vuole essere una semplice ricostruzione memoriale, un’intermittenza del ricordo episodico, quanto un percorso suggerito dalla voce critica della coscienza nel segno di “ciò che è stato” per il presente di un’ esistenza storica votata alla creazione futura di valori. Uno slancio interpretativo verso il mondo e la letteratura dei destini che da esso traggono l’energia ispiratrice per rappresentare ciò che resta ancora “non detto”: il mistero della bellezza nella radura del sacro. Nel corso della mostra antologica saranno organizzate serate a tema con musica corale e da camera, presentazione di libri d’arte e di architettura. La programmazione prevede inoltre l’intervento di istituzioni del terzo settore e di critici d’arte. Intervengono: Maria Teresa Baldini, Roberto Biffi, Marco Carminati, Nicoletta Colombo, Umberto Simoncini, Stefano Zuffi, Rotary Club – Milano Europa.

 
Gli incontri si svolgeranno presso la Galleria Previtali alle ore 18.30

giovedì 9 novembre 2017, Inaugurazione mostra, a cura di Nicoletta Colombo
giovedì 16 novembre 2017, Rotary Club – Milano International
sabato 18 novembre 2017, La canzon milanesa, con Umberto Simoncini
giovedì 23 novembre 2017, Marco Carminati: I colori e i simboli
giovedì 30 novembre 2017, Maria Teresa Baldini: ‘La creatività della istituzioni’
sabato 2 dicembre 2017, Tullio Vidulich: ‘Gli alpini e la grande guerra’
giovedì 14 dicembre 2017, Stefano Zuffi: Colore e forma
sabato 16 dicembre 2017, Associazione Amici Museo Casasco Intelvi: ‘Arte e architettura’
sabato 13 gennaio 2018, Roberto Biffi: ‘Arte, lirica e fumetto’

 
MARCO CARMINATI

La poliedricità dell’artista

Se volessimo definire brevemente, con due parole, le caratteristiche del poliedrico artista Bruno Gandola, pittore, scultore, incisore, ceramista, orfano, scaglionista e all’occorrenza urbanista, diremmo semplicemente che è un uomo schietto e schivo. Che sia schietto ce lo comunica il suo stesso modo di essere, il suo conversare amabile, il volto solenne da patriarca, circondato da una folta barba e reso vivo da due occhi guizzanti, azzurri come il “suo” lago, il lago di Como. Schietto è anche il suo modo di porsi di fronte all’avventura d’artista. Fin dagli inizi, nella bottega del padre modellatore di gessi e stuccatore, Bruno Gandola ha imparato ad amare e conoscere i materiali, a plasmarli con sapienza e pazienza, ad anteporre alla teorizzazione, alla filosofizzazione, alla cerebralizzazione dell’arte, l’arte stessa, il fare artistico, il lavoro in bottega. Anche durante gli anni della formazione accademica, a Brera, Bruno Gandola si è più preoccupato di capire e carpire i segreti dell’arte e del suo linguaggio, piuttosto che farsi ansioso questuante di dibattiti, di consensi, di appoggi, di inesistenti rivoluzioni. La concezione dell’arte maturata da Gandola, concezione schietta e parte per sua stessa natura, lo ha portato a un impegno coraggioso e pubblico: l’arte non è materia per iniziati, non è “hortus conclusus” per pochi eletti, ne è palestra di intelletti oziosi e spesso artisticamente impotenti: l’arte è, al contrario, un modo privilegiato di comunicare al dotto e all’indotto, educazione al bello e all’armonia, manifestazione misteriosa del soprannaturale che l’uomo ha in sé. Anche oggi, anche nel secolo della morte dell’arte della morte di Dio. Ed ecco allora, schietto ed entusiasta il suo impegno per l’inserimento di prodotti artistici nella vita di tutti, nei nostri contesti urbani. Visitate in questo preludio di primavera i piccoli centri della Valle d’Intelvi la patria elettiva e prediletta del milanese Gandola ( le piazze di Cerano, le fontane di Casasco, il parco di San Fedele) e vi ammirerete capi d’opera di pietra, di bronzo, di marmo. Nel solco della tradizione il linguaggio originale di Bruno Gandola, dei suoi galli pennuti e impettiti, dei suoi caproni quasi cordiali, dei Cristi risolti, dei portali delle chiese, delle fontane gorgoglianti, manifestano una fiducia schietta e sincera nella possibilità infinita di armonia e di positività che l’arte può e deve ancora comunicare. La chiarezza mentale di questo artista si riverbera non solo nel suo lavoro quotidiano, nelle lunghe ore passare in bottega a modellare, a dipingere, a restaurare, ma anche nelle ore vissute tra i prediletti allievi dell’Accademia di Brera, dove Gandola distribuisce a piene mani la sua sapienza antica e sempre nuova, insegna l’accordo perfetto tra manualità e creatività individuale, tra tradizione e sentimento, coinvolge nel suo vortice giovanile i giovani aspiranti artefici. Bruno Gandola è schietto e schivo perché non si è chiuso nelle ideologie, nei movimenti e nei manifesti, non si è mai allineato dietro i carri dei vincitori di turno. Continua schivo per la sua strada, pago della sua solida e corroborante sapienza nel modellare, dipingere, comunicare. Continua schivo per la sua strada, lasciando volentieri ad altri i riflettori delle ribalte, le lodi dei maestri di pensiero prezzolati, le mondanità gonfie di nulla. Per se Bruno Gandola riserva la soddisfazione interiore, schiva e schietta, di vedere un viandante fermarsi a bere alla fontana di Cerano, e di osservarlo mentre gira attorno al gallo di bronzo che brilla sotto i raggi dell’ultimo sole del giorno.

 
STEFANO ZUFFI

Colore e forma

Negli occhi azzurri sempre sorridenti e nella generosa popolazione di immagini che Gandola ci offre scintillano luci e colori: eppure, l’artista si chiama … Bruno. Una piccola e del tutto involontaria svista: e sono certo che il nostro amico mi perdonerà! A parte le battute, il colore è davvero un elemento sostanziale nella creatività di Bruno Gandola. Anche quando lavora con i metalli o con altri materiali della scultura, si ha sempre l’impressione che l’artista pensi “a colori”, studiando l’effetto delle superfici e delle luci in funzione di un effetto cromatico. Esemplari sono le composizioni monumentali, dove la lavorazione, alternando parti brunite con altre satinate, crea appunto una situazione fortemente suggestiva, con un evidente risalto cromatico. La passione per le scagliole, condivisa con Floriana Spalla, corrisponde perfettamente a questo gusto: anche in questo caso, infatti, l’elemento determinante è l’effetto cromatico, la soluzione che trasforma un materiale povero in un arredo spettacolare, scintillante. Naturalmente, il senso di Bruno per il colore emerge pienamente nella pittura e nella incisione policroma. Nei dipinti a olio si percepisce anzi il piacere di uno “spessore” del colore, denso, corposo, sonoro; mentre nell’incisione è più sviluppato il dialogo tra il segno grafico che definisce le forme e il colore che le arricchiscono. In altri termini: nella scultura Bruno Gandola cattura e restituisce il “colore” dell’ambiente, della luce, del mondo. Nella pittura la pasta calda e ricca del colore si sovrappone alla linea, la scavalca e diventa materia tridimensionale. Nell’incisione, il colore si fa più fluido e dilatato. Il mondo di Bruno Gandola è sempre in movimento: persone e animali, case e paesaggi, figure e scenari si mettono in azione, come in un eterno girotondo, dove il tempo non segue un percorso lineare, ma si annoda su sé stesso, ritorna indietro, attraversa le regioni del sogno e della fiaba. Nei colori di un’eterna primavera, il nostro amico Bruno ci offre ancora una volta il suo sorridente, appassionato, mite e intenso amore per la vita.